#Designgoeson: Massimo Roj e Progetto CMR, le tecnologie digitali per lavorare nel mondo

#Designgoeson: Designdiffusion.com ha parlato con Massimo Roj, fondatore e amministratore delegato di Progetto CMR, di nuove tecnologie e di come aiutino a lavorare nel mondo

A un mese dall’inizio della chiusura dell’Italia, con tutti i Paesi occidentali in blocco, come vedete l’evoluzione della crisi economica, che seguirà l’emergenza sanitaria?

La situazione che stiamo vivendo in queste settimane ha stravolto le nostre abitudini, cambiando radicalmente le nostre vite professionali e personali. Tutti noi abbiamo dovuto adattarci, in tempi molto stretti, a un nuovo modo di lavorare, basato sulle connessioni digitali. Questa situazione di emergenza ha fatto – finalmente –  aprire gli occhi sulle enormi potenzialità che offre la frontiera “digital”. Noi di Progetto CMR, fortunatamente, eravamo già strutturati per lavorare a distanza. Avendo sedi in diverse città del mondo, da anni usiamo le nuove tecnologie per lavorare, e comunicare tra i diversi uffici. Dal punto di vista progettuale, quindi, le attività sono continuate con gli stessi ritmi, se non addirittura più intensi.

Scopri la nuova sede di Progetto CMR a Milano 

Oggi abbiamo 150 persone tutte collegate in remoto, e devo dire che al momento questa nuova modalità di collaborazione sta funzionando molto bene. Riusciamo a seguire in maniera molto agile le fasi dei progetti in corso, e siamo tutti costantemente aggiornati sulle attività. Le nuove tecnologie ci consentono anche di mantenere un dialogo continuo e costante con i nostri clienti, quindi possiamo portare avanti i progetti senza intoppi. Certamente, abbiamo qualche problema con la sospensione delle attività nei cantieri, ma confidiamo in un rapido recupero, quando si riuscirà a ripartire. All’emergenza sanitaria, comunque, seguirà una crisi economica, che avrà una ripercussione molto forte su tutti gli scenari produttivi mondiali.

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Come vedete la situazione in Cina, che sta ripartendo?

Dopo quasi due mesi di fermo totale, in Cina adesso le attività stanno gradualmente tornando alla normalità. I nostri colleghi sono tornati pienamente operativi in ufficio, dopo una prima fase in cui andavano in ufficio a turno. Le attività progettuali stanno proseguendo, anche se in realtà non avevano mai subito un vero fermo, perché anche in Cina lavoravano a distanza. I segnali che ci arrivano parlano di un cauto ottimismo, con un ritorno alle attività con molte precauzioni, per non sviluppare nuovi contagi. Ci ha fatto anche molto piacere ricevere sostegno e assistenza dai nostri clienti cinesi, che ci hanno anche fornito dispositivi di protezione, come le mascherine.

Un evento decisamente imprevisto causato dall’emergenza sanitaria, è la cancellazione del Salone del Mobile. Secondo voi, è possibile sostituire il Salone del Mobile di Milano?

Il Salone del Mobile di Milano è insostituibile: è un concentrato unico al mondo di innovazione, ricerca, eventi, scambi internazionali, nuove visioni e nuove frontiere. È davvero difficile immaginare Milano senza il suo evento di punta e devo ammettere che l’annullamento dell’edizione di quest’anno un po’ mi rattrista. Tuttavia, spero che la prossima edizione, con un anno in più a disposizione, sarà ancora più interessante.

La comunicazione virtuale può sostituire, almeno in parte, gli eventi, come il Salone del Mobile di Milano?

Come ho già detto, quest’evento imprevisto ci ha costretto a fare un salto repentino verso la comunicazione virtuale. In questi giorni abbiamo scoperto la possibilità di vivere numerosi eventi, concerti, spettacoli teatrali, conferenze, webinar, tutti rigorosamente on line, e tutti rigorosamente da casa. Ma esperienza digitale ed esperienza fisica non sono tuttavia sovrapponibili. L’esperienza sociale, non distanziata, degli eventi, rimane unica proprio perché fisica. Come l’ultimo evento che abbiamo organizzato, la presentazione del libro Rocktecture, a cura di Fortunato D’Amico, di cui sono autore, nell’edificio di Unipol Urban UP, un progetto recente del nostro studio. L’esperienza della presentazione, della location, la musica, l’atmosfera, non sono riproducibili a distanza. Come dicevano i Queen, “it’s a kind of magic”, un’alchimia che difficilmente si trasmette via monitor.

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