#Designgoeson: Angelo Meroni, Presidente di Lema, il made in Italy e l’export

#Designgoeson: Designdiffusion.com ha parlato con Angelo Meroni, Presidente di Lema, del futuro dell’arredo made in Italy dopo l’emergenza sanitaria Covid-19

A un mese dal fermo delle attività produttive, qual è la situazione?

Angelo Meroni: “Lema è un’azienda attiva sia nel settore contract, sia nel residenziale: per questo, ci sono situazioni che possono preoccupare, e altre che magari danno un po’ meno pensieri. Il settore retail, effettivamente potrebbe avere qualche problema, di varia natura. Il primo aspetto, è che i negozi sono chiusi, e ogni giorno che passa è un giorno in più di chiusura, senza clienti, quindi senza ordini. Detto questo, non è così scontato che, anche se i negozi aprissero, vi entrerebbero clienti, e che i clienti comprerebbero. Con questa situazione, il futuro dei negozi di arredamento è davvero una grossa incognita. Anche perché la questione non è circoscritta all’apertura dei negozi, bisogna considerare anche quale sarà il “sentiment” delle persone. Torneranno a comprare mobili subito? Dopo due mesi di confinamento?

Una chiusura dei negozi così prolungata è un evento inaspettato, che apre scenari non esattamente rassicuranti. Un mancato incasso in un negozio diventa un mancato incasso per un produttore, e così via: ed ecco che l’effetto domino genera la tempesta perfetta. Per questo, vedo il settore retail molto più a rischio del settore contract. Il contract funziona molto diversamente, si basa sui progetti: un progetto può slittare di sei mesi, e chi opera nel contract è abbastanza abituato agli slittamenti dei tempi. Purché alla fine il progetto vada in porto, può non essere un grave danno. In queste settimane abbiamo continuato a collaborare con grandi studi di architettura e developer che non si sono mai fermati. Il retail invece è un punto interrogativo, nonostante il 2020, con i dati di gennaio e febbraio, stesse andando davvero bene.

Nemmeno la Cina sta aiutando, in questo momento?

La Cina sta ripartendo, e fortunatamente siamo riusciti a spedire gli arredi per il nostro flagship store di Pechino, immediatamente prima della chiusura, quindi adesso stanno finendo di allestire. Avevamo infatti in previsione l’apertura, proprio in questo periodo. Dalla Cina, per fortuna sta arrivando qualche ordine, quindi è una nota in parte positiva. In parte, però, perché proprio la Cina invece sta confermando che la ripresa, dopo la riapertura, sarà molto lenta.

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Che impatto avrà questa crisi sull’export made in Italy?

L’impatto sul nostro export sarà sicuramente pesante, non solo sull’arredamento. Innanzitutto, questa crisi peserà moltissimo sul settore turistico, perché almeno per tutto quest’anno, non ci saranno movimenti turistici dall’estero. A cascata, i viaggi mancati si ripercuoteranno sulla moda, in termini di mancate vendite ai turisti, italiani ma soprattutto stranieri. Infine, l’arredamento, che ha anche qualche problema di credibilità e fiducia, in questo momento; la chiusura prolungata comincia a sollevare dubbi in clienti e committenti, ed è necessario ripartire stabilmente subito. Altrimenti, c’è il rischio concreto di perdere quote di mercato. È vero che l’industria dell’arredamento italiana ha una reputazione molto positiva nel mondo, ma la fiducia si conserva se si mantengono gli impegni. Al momento, dovremmo riuscire a uscirne, con molta fatica, ma ci sarà da lavorare davvero sodo, per mantenere le quote di mercato.

Un anno senza Salone del Mobile: quanto sarà grave?

La mancanza del Salone del Mobile di Milano, sarà un danno economico di grande rilevanza, principalmente per l’indotto che genera. Per le aziende espositrici, sarà un problema, ma tutto sommato, dal punto di vista puramente commerciale, potrebbe non essere così grave. Quello che mancherà davvero sarà l’aspetto di socialità, di scambio culturale, sarà il pubblico internazionale. Tutti questi elementi non sono sostituibili, il Salone del Mobile non può essere sostituito. Tuttavia, possiamo approfittare dell’anno di fermo forzato per interrogarci sul Salone, e chiederci se la cadenza annuale sia ancora così necessaria.

Questa situazione potrà influenzare il design di prodotto o l’interior design?

Personalmente, non credo che ci saranno grandi stravolgimenti, né dal punto di vista della richiesta di qualità made in Italy, né nell’export, in generale. È possibile che per un po’ di tempo si privilegerà l’acquisto di prodotti locali, ma non credo che ci saranno grossi cambiamenti nel commercio internazionale. Potrebbe esserci una minor propensione alla spesa per l’acquisto di arredamento, questo sì, almeno per un po’ di tempo.

Se invece parliamo di modifiche ai progetti, dettate dalle nuove regole di distanziamento, possiamo già dire che nemmeno in Cina nessuno ci ha chiesto modifiche in questo senso. È vero però che in Cina hanno abitudini diverse dalle nostre: per esempio, sono già abituati a portare le mascherine, e sono molto più riservati nei gesti. In Italia, o in Francia, dove abbiamo l’abitudine di mettere tavolini molto vicini nei bar o nei bistrot, potrebbe cambiare qualcosa, nel modo di progettare gli interni. Ma dipende anche molto da quale sarà l’evoluzione della Covid-19. Forse sono troppo ottimista, ma penso che appena si sarà trovata una cura, tornerà tutto come prima.

Nel frattempo, è probabile che negli hotel si porrà il problema della sanificazione, e il nostro sistema di depurazione Lema Air Cleaning System diventerà di grande attualità. Lema Air Cleaning System è un dispositivo brevettato, che può essere applicato a tutti i nostri armadi, e consente di sanificare abiti, scarpe, accessori. Abbatte fino al 90% degli odori ed elimina batteri, virus, quindi è possibile che diventerà molto popolare. Io, naturalmente, me lo auguro.

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